Il prosciutto pata negra, informazione su questo meraviglioso prodotto spagnolo:
Salamanca, Extremadura e Andalusia sono sinonimo di pascoli soleggiati e punteggiati di querce secolari.
Qui, i maiali neri iberici vengono allevati allo stato brado, si nutrono delle ghiande dolci che cadono dalle querce e di cereali, divenendo così “Pata Negra”, in tutto il pianeta garanzia di qualità e gusto inconfondibile.
Il Jamon Iberico de Bellota (questo è il nome ufficiale del prosciutto Pata Negra) è considerato il prosciutto più buono al mondo: checché se ne dica, nel momento in cui lo si assaggia se ne rimane rapiti.
Le nostre papille gustative assopite vengono risvegliate tutto d’un tratto all’incontro con quel grasso color corallo e quella carne d’un rosso intenso, capaci soltanto di estasiare.
Il pregio del Pata Negra
I maiali neri iberici, tipicamente grassi, ma con le zampe molto longilinee, si nutrono di ghiande ricche di acido oleico, lo stesso presente nelle olive: il loro grasso assorbe così in maniera lenta e naturale quel sapore unico che giunge fino alle nostre tavole.
Dunque, il grasso del prosciutto risulterà chimicamente simile al grasso vegetale, ricco perciò di colesterolo “buono”.
I locali hanno affibbiato ai loro maiali lo scherzoso nomignolo di “olive con le zampe”.
A ben vedere, lungi dall’essere un esperimento mal riuscito, le olive con le zampe costituiscono una fonte di ricchezza e prestigio incredibile per la Spagna.
Per questo, lo Stato è attentissimo all’allevamento del maiale nero iberico: le regole sono precise e stringenti.
Un maiale, per acquisire l’ambito titolo di Jamon Iberico de Bellota, deve raggiungere i 160 kg di peso, ma non deve essere allevato in condizioni di stress né forzato nel suo processo di crescita.
Per questo motivo, non possono essere allevati più di due maiali per ettaro (soglia che assicura l’adeguato quantitativo di ghiande a ogni animale).
L’allevamento intensivo sacrificherebbe inevitabilmente un prodotto tanto raffinato rendendolo dozzinale.
Oltre all’allevamento boschivo, il segreto del Pata Negra sta nella macellazione, eseguita con apposite tecniche volte a ridurre al minimo possibile lo stress sulle carni e, infine, la lunga stagionatura, che va da un minimo di 24 mesi fino a un massimo di 48.
Gustare il Pata Negra
Un’esperienza enogastronomica unica che coinvolge i nostri sensi facendoli capitombolare nell’universo del gusto, e facendoci riscoprire l’arte del mangiare lentamente godendo ogni singolo boccone.
La lentezza è il segreto di un’opera d’arte come il Pata Negra e noi, fruitori privilegiati di questa meraviglia culinaria, dobbiamo riservarle un posto d’onore sulle nostre tavole, magari abbinandola a un rosso leggero e, se possibile, a una giornata di sole.
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