Come tutti sappiamo i sapori che la lingua umana può scoprire sul cibo e sulle bevande sono quattro: dolce, salato, amaro ed acido. Ebbene, ce n’è un’altro sapore non da molti conosciuto, un quinto sapore: si chiama Umami. L’Umami è un sapore difficile da descrivere, molto sottile che lascia però il suo prolungato segno nella bocca di chi lo assaggi.
L’Umami fu scoperto ed identificato propriamente agli inizi del Novecento, dallo scienziato e professore all’Università Imperiale di Tokio, Giappone, Kikunae Ikeda, chi lo trovò concentrato nel brodo dell’alga kombu per causa del ‘gutamato’ presente in alte quantità in questo tipo di alimento. Il professore Ikeda si accorse un giorno che quest’alga ne aveva un sapore che non si poteva classificare con le categorie di dolce, salato, amaro oppure acido, e decisse di chiamarlo, ecco, Umami.
Ma l’Umami non si trova soltanto in questo cibo giapponese, lo possiamo assaggiare pure al formaggio Parmigiano e pure all’Emmental, al pomodoro, al te verde e, naturalmente, al prosciutto iberico. Il clima dove si allevano i maiali Pata Negra nella libertà della campagna hanno le caratteristiche giuste per una salatura ottima dei prosciutti che poi arrivano alle nostre tavole, con una concentrazione più alta di Umami.
L’Umami è infine un sapore indefinito molto speciale, è più una sensazione gustosa che lasciano in bocca le cose buone.